Gravidanza

Donare il cordone, a cosa serve e entro quanto è possibile farlo

Sempre più spesso, le mamme arrivano al momento del parto molto informate e perciò sanno che è possibile donare il sangue del cordone ombelicale. Si tratta di un gesto nobilissimo, che permette di utilizzare le cellule staminali contenute appunto all’interno del cordone per salvare le vite di persone con patologie  gravi, come le leucemie.

In Italia esistono però solo banche pubbliche, ovvero non si può congelare il sangue del cordone per sé, ma solo ai fini della donazione. Ci sono dei casi, detti uso autologo, in cui il prelievo può essere impiegato per pazienti appartenenti alla stessa famiglia, come un fratello del nuovo nato, affetto da una malattia che si può curare con le cellule staminali emopoietiche del cordone (è il caso della leucemia appunto).

Esistono invece all’estero delle banche private in cui si può congelare il sangue per uso personale: si paga per la conservazione dai 1.500 ai 3.500 euro all’anno, come riporta Il Corriere della Sera.   E sembrano essere in aumento.

Quali sono però i criteri di esclusione alla donazione?

–  gestazione inferiore a 34 settimane;
– rottura delle membrane superiore a 12 ore;
– febbre della madre superiore a 38° al momento del parto;
– malformazioni congenite del feto;
– stress fetale

Prima del parto i genitori devono firmare un consenso che autorizza la struttura ospedaliera a conservare il sangue del cordone per uso pubblico; successivamente, pochissimo tempo dopo il parto, l’ostetrica preleverà il sangue che sarà immesso in sacche sterili e monouso adatte alla conservazione. Le mamme che decidono di donare il sangue del cordone continueranno, da sei mesi a un anno dal parto, ad essere seguite per valutare lo stato di salute suo e del bambino.

Per maggiori informazioni http://www.adisco.it/, Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale.

A cura di Valentina Colmi