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Autismo: campanelli d’allarme nei primi mesi di vita.

immagine di “www.taringa.net”

 

Il termine “autismo” deriva dal greco “autus” e significa “se stesso“.

La natura dell’autismo è in corso di definizione e le cause non sono ancora chiaramente definite anche se esiste una forte incidenza genetica.

Si tratta di un disturbo dello sviluppo caratterizzato da deficit nellinterazione sociale e nella comunicazione con manifestazioni quali i comportamenti ripetitivi e pochi interessi.

Gli ultimi dati dell’OMS (Organo Mondiale della Sanità) parlano di un’ incidenza della malattia di un bambino su 150, facendo riferimento ad un ampio gruppo di “disturbi dello spettro autistico”.

Una diagnosi seguita da una riabilitazione precoce, potrebbe essere essenziale per il possibile recupero del bambino. L’autismo può regredire o durare tutta la vita, è un disturbo ad andamento cronico ma esistono molte varianti all’interno dei vari quadri clinici.

La diagnosi certa non si può avere prima dei due anni, ma si possono riconoscere alcuni campanelli d’allarme già nei primi mesi di vita del bambino.

Il bambino autistico:

  • Non indica con il dito ciò che vuole o ciò che lo interessa, gesto che normalmente un bambino riesce a fare entro l’anno d’età.
  • Non si volta se chiamato per nome in quanto indifferente alla voce degli altri.
  • Normalmente verso i sei mesi un bambino produce una vasta gamma di suoni, questa fase si chiama lallazione. Nei bambini autistici questa fase si presenta in ritardo o addirittura non si presenta;
  • Ha uno sguardo assente, dimostra indifferenza verso gli altri e non mantiene il contatto visivo.
  • Non risponde al sorriso. Normalmente un bambino lo fa intorno ai tre mesi di vita.
  • Non si aggrappa e non abbraccia in quanto gli manca questo tipo di riflesso empatico.
  • Ignora i suoi giocattoli o manifesta un insolito interesse per un solo oggetto.
  • Dimostra un interesse esagerato per le mani o si muove in modo stereotipato (un esempio può essere il dondolio continuo).

Se i genitori notano uno o più di questi comportamenti o notano qualche altro atteggiamento che non va, il proprio pediatra può ricorrere alla scala di valutazione chiamata CHAT (checklist for autism in toddlers). Si tratta di uno screening utile per individuare il rischio di autismo. Il pediatra potrà, inoltre, consigliare una visita da uno specialista.