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27 gennaio: giorno della Memoria

 

Fonte immagine: "paid2write.org"

 

Qualche tempo fa ho letto la notizia, per me sconvolgente, di una palestra che ha usato l’immagine di uno dei campi di concentramento più famosi della storia per farsi pubblicità.

Mi rendo conto, con non poca amarezza, che man mano che il tempo passa e nascono nuove generazioni, il ricordo e la conoscenza della Shoah, ovvero dello sterminio del popolo ebreo per mano dei nazisti durante la seconda guerra mondiale, va dileguandosi… tanto da essere schernito dagli addetti al Marketing di una palestra.

Sono passati 67 anni dal giorno in cui i cancelli di Auschwitz furuno abbattuti dall’arrivo delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa svelando al mondo le atrocità che accadevano all’interno dei lager nazisti.

27 gennaio: questa è la giornata dedicata alla commemorazione e al ricordo di una tra i più feroci e disumani genocidi della storia.

Io posso portare una mia piccola testimonianza di come ho vissuto i racconti della mia amatissima nonna Linda, moglie di un soldato partito per la guerra e tornato solo dopo alcuni anni, dopo una deportazione in un campo polacco.

I miei nonni paterni sono originari di un piccolo paesino montano (Arina) sotto il comune di Feltre (BL). Quando, con la chiamata alle armi, mio nonno Luigi partì come soldato era già padre di 2 figli e mia nonna rimase con loro e con la cognata Annamaria (sorella di nonno) ad attendere il suo rientro.

Qualche anno fa, quando il peso degli anni non le aveva ancora rubato la lucidità per raccontare del suo Luigi, nonna mi raccontò che ci fu un periodo in cui mio nonno fu deportato come prigioniero politico in un campo di concentramento polacco. Lì si procurò la ferita alla gamba che lo fece zoppicare appoggiato al bastone per tutto il resto della vita… da lì poteva scrivere una lettera al mese alla sua famiglia, fino a quando un’ascesso all’ascella lo fece ricoverare in infermeria (KB) per ben 9 mesi. In quei mesi non poteva scrivere a casa e mia nonna non potè avere sue notizie…

In quel tempo, nonna aspettava il suo terzo figlio, un figlio che purtroppo nacque podalico e che, per una serie di sfortunati eventi (la neve che tardò l’arrivo dell’ostetrica a casa, il fatto che pesasse molto…), non riuscì a sopravvivere. Mi raccontò che volle chiamarlo Luigi sperando che il Signore, in cui lei confidava fedelmente, gliene lasciasse almeno uno dei due vivo…

Nonno riuscì a cavarsela proprio per quell’ascesso, perchè una volta guarito fu uno tra i prigionieri scelti per lavorare allo zuccherificio… lavoro grazie al quale si rimise in forze.

Nonno tornò a casa e diede vita ad altri 5 figli tra cui il mio papà.

E’ morto nel giugno del 1988 all’età di 73 anni per un problema ai reni… io avevo solo 10 anni e di lui non ricordo molto, se non qualche episodio legato alla mia infanzia e i racconti di nonna e di papà.

Oltre al fatto di aver perso mio nonno, ho il ramarico di non aver potuto ascoltare dalla sua bocca le vicende legate a quel periodo che considero bagaglio culturale insostituibile.

Altro episodio legato ai campi di sterminio impresso nella mia memoria, e che ha stravolto la mia sensibilità di ragazzina di terza media, è stata la visita, in occasione della gita di classe, alla “Risiera di San Sabba”, campo di prigionia che si trova a Trieste.

Quella visita è stata l’esperienza tra le più forti che abbia vissuto da ragazzina e credo sia stata di fondamentale importanza ai fini della mia formazione… Se penso a quello che ho provato vedendo e “annusando” il forno crematorio, guardando le foto dell’epoca, leggendo la storia del lager… ancora oggi mi si annoda lo stomaco…

La giornata del ricordo serve a questo! A non dimenticare che l’Olocausto c’è stato, è successo davvero ed è stato atroce per chi l’ha vissuto e per chi c’è morto!

Non possiamo scherzare sulla morte di 6 milioni di ebrei, né per fini commerciali né per altro motivo. Non si possono menzionare quei luoghi e quei fatti se non con un’enorme rispetto e lutto.

Tra le varie opere create in memoria della Shoah, consiglio la visione del film “Schindler’s List” e la lettura del romanzo autobiografico “Se questo è un uomo” scritto da Primo Levi; sull’argomento sono quelli che mi son rimasti più nel cuore. Per ulteriori titoli leggete QUI.

Mamme, nonne, zie… parlate e raccontate ai vostri figli e ai vostri nipoti la nostra storia; siamo il risultato di ciò che è stato e gli errori, che come uomini potremmo fare in futuro, forse potrebbero essere arginati con la conoscenza…

La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)